Home > Radioprotezione > Commenti > Guerre ed impianti nucleari: il mondo col fiato sospeso per Zaporizhzhya
17/6/2023 Gino Strada esortava a considerare la guerra come una barbarie e sperava che l’Umanità potesse lasciarsela presto alle spalle come un brutto ricordo, alla stregua della schiavitù. Le guerre provocano morte e distruzione ma anche enormi danni ambientali che stanno diventando sempre più gravi e pericolosi man mano che progrediscono le tecnologie belliche. Possiamo mettere in relazione la crescita del rischio di gravi danni ambientali provocati dalle guerre anche con il progresso delle tecnologie civili, che ha come conseguenza la diffusione di dighe, depositi di combustibile, condutture, impianti chimici, impianti nucleari, ecc. Nel momento in cui scrivo sono 33 nel mondo i paesi in cui sono attive centrali nucleari (Argentina, Armenia, Bielorussia, Belgio, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ungheria, India, Iran, Giappone, Corea del Sud, Messico, Paesi Bassi, Pakistan, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Sud Africa, Spagna, Svezia, Svizzera, Ucraina, Emirati Arabi, Gran Bretagna, Stati Uniti, ai quali vanno aggiunti Israele e Corea del Nord, che non compaiono nell’elenco della IAEA). Tra questi, attualmente, 5 sono stati coinvolti in conflitti: Argentina (Guerra delle Falkland, il conflitto si è svolto lontano dagli impianti); India e Pakistan (fortunatamente i conflitti che hanno coinvolto finora i due paesi sono stati limitati nell’entità e nell’intensità); Slovenia (questo paese non è stato coinvolto nelle Guerre Jugoslave degli anni novanta); Ucraina.
Questo articolo si basa su dati e comunicati stampa pubblicati dalla IAEA ma voglio chiarire che le informazioni e le opinioni che esso contiene sono espresse a titolo esclusivamente personale. Se i dati che riporto non sono corretti esorto il lettore a segnalarlo per gli opportuni approfondimenti e le eventuali correzioni. Veniamo dunque al cuore del problema: l’Ucraina è il primo paese in cui una guerra coinvolge in maniera seria e pericolosa l’industria elettronucleare. Attualmente vi sono 15 reattori di potenza nello stato “operativo”, suddivisi in 4 centrali, ed in aggiunta è bene ricordare anche i 4 reattori in arresto permanente di Chernobyl, presi dalle forze armate russe il 24 febbraio 2022 fino al 31 marzo 2022, quando si sono ritirate dal nord dell’Ucraina. La centrale nucleare di Zaporizhzhya è la più grande d’Europa, consta di 6 reattori nucleari di 950 MW di potenza ciascuno e si trova in una zona in cui si stanno concentrando le operazioni belliche. Anche gli altri impianti sono stati coinvolti. È per questo che il Direttore Generale della IAEA ha diretto personalmente, finora, 8 delle 12 missioni di monitoraggio ed assistenza per verificare sul campo le condizioni di sicurezza degli impianti ucraini, è per questo che l’IAEA ha istituito -ed in seguito rafforzato- un team di esperti presso la struttura di Zaporizhzhya ed altri quattro per gli altri quattro siti nucleari del paese, che ha presentato diversi pacchetti di assistenza tecnica per l’Ucraina e che il Direttore Generale è stato chiamato ben 5 volte a relazionare al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla delicata situazione delle centrali nucleari ucraine, in particolare dello ZNPP. A Zaporizhzhya si è combattuto nei pressi dei reattori, al punto che i russi hanno ottenuto il controllo militare ed operativo.
A Zaporizhzhya il personale che opera sugli impianti è ridotto, l’impianto è stato scollegato dalla rete elettrica esterna numerose volte. Ogni volta che questo succede ci si avvicina molto pericolosamente ad un incidente nucleare perché si ricorre ai generatori ausiliari, che sono l’ultima possibilità. Per una centrale nucleare è di fondamentale importanza che il collegamento alla rete elettrica esterna sia disponibile perché in questo modo è possibile far funzionare gli impianti di raffreddamento dei reattori e dei serbatoi di combustibile esaurito. In guerra, invece, accade frequentemente che vengano prese di mira le infrastrutture elettriche. Anche tutte le altre infrastrutture sono vitali per una centrale nucleare: se le strade sono interrotte come si può far pervenire il gasolio per i generatori ausiliari?
Il 6 giugno 2023 si è verificato un cedimento strutturale (sabotaggio? Guasto? Attacco militare? False flag action?) alla diga di Kachovka che, sebbene disti circa 150 km da Zaporizhzhya, è di fondamentale importanza per la centrale: rende possibile il riempimento di un vasto invaso lungo il fiume Dnepr e permette che il livello delle acque del fiume rimangano, nei pressi della centrale, ad un livello tale da poter garantire una sufficiente disponibilità per il circuito di raffreddamento.
La storia ci ha mostrato cosa succede quando alcuni fattori che possono portare ad incidenti nucleari si concretizzano: errori di procedura e di progettazione (Chernobyl), tsunami (Fukushima). Sappiamo che anche la guerra è uno di questi fattori e dobbiamo fare di tutto per fermarla subito. Per quanto possa essere complesso valutare gli eventi di questo ultimo anno e mezzo ed esprimere un giudizio storico su quello che sta accadendo appare chiaro che l’Ucraina ha visto violata la propria integrità territoriale, ha subìto un’aggressione militare ed ha mobilitato le sue forze armate per reagire all’attacco sferrato contro le sue città ed i suoi territori. Non ci sono missioni IAEA, in questo momento, per monitorare il rischio di coinvolgimento in eventi bellici di centrali nucleari in territorio russo. Non ci sono perché la reazione ucraina è stata un’azione di difesa condotta legittimamente sul proprio territorio ed i fatti che hanno coinvolto persone e luoghi in territorio russo sono marginali e, secondo il mio modesto parere, tutti da dimostrare. Nonostante queste considerazioni doverose nei confronti di una nazione che merita tutta la nostra solidarietà, non riesco a non pensare all’aspetto distruttivo di ogni azione di guerra, anche di quella condotta in reazione ad un’aggressione, e temo che le conseguenze di feroci combattimenti lungo tutta la delicatissima linea del fronte e dei territori contesi, con lo sterminato inventario di tecniche militari disponibili (incluse azioni di forze speciali su infrastrutture, impiego di armi nucleari come ha paventato Putin, e -insisto- azioni di false flag) possano portare a gravissime conseguenze ed a livelli di distruzione mai visti prima.